Elio Uberti. Acciai
Giovanna Galli
Un esordio tardivo quello di Elio Uberti sulla scena artistica, che avviene nell’età della maturità e che ci appare come un momento di svolta, che è insieme la fine e l’avvio di qualcosa. Da un lato la fine di un apprendistato condotto nel segno di una sincera vocazione e di una forte tensione a sperimentare ed evolvere, svolto perlopiù all’interno dei confini privati delle pareti domestiche e del tempo libero. Dall’altro, il felice avvio di un percorso più consapevole, di una nuova avventura in cui riversare un entusiasmo espressivo troppo a lungo trattenuto e la volontà di porsi coraggiosamente a colloquio con il pubblico, per suggerire un dialogo, senza imporlo, e aprire con esso un canale di comunicazione con il suo “progetto artistico”. Un progetto che, a questo punto, pare aver raggiunto un primo step di maturazione e si manifesta trovando per la prima volta collocazione in una sede espositiva istituzionale e prestigiosa come quella dell’Associazione Artisti Bresciani.
All’interno di questa storica realtà cittadina, dove già nel 1985 aveva frequentato un corso di disegno nella sede di via Gramsci e a cui si è associato a partire dal 2011, Elio Uberti ha trovato l’ambiente in cui proseguire negli ultimi anni la sua formazione, approfondendo con uguale interesse e facilità di approccio diverse tecniche, dal disegno alla pittura ad olio, dalla grafica all’incisione sotto la guida del maestro Enrico Schinetti.
Prima di questo momento, la sua storia umana e artistica si è sviluppata secondo un cliché piuttosto consumato: una passione per l’arte che si manifesta con un talento precoce, riconosciuto e premiato sui banchi di scuola, a cui fa seguito la frustrazione dettata da esigenze materiali, che impongono di individuare altre sicurezze di tipo professionale ed economico.
Così, gli anni dedicati a costruirsi una carriera, una famiglia, una posizione sociale solida, sono trascorsi veloci lasciando però sedimentare nel fondo della sua anima quel sentimento dell’arte che finalmente oggi trova modo di manifestarsi. E lo fa con una fisionomia di spiccata originalità, che punta a ritagliarsi uno spazio di autonomia e di riconoscibilità grazie ad un linguaggio personale, che, pur attingendo alla natura come principale fonte di ispirazione, ne ripensa le forme e il senso secondo una particolare geometria mentale, che rielabora strutture, volumi e colori, dando origine a composizioni insolite, anche spiazzanti, le quali in alcuni casi superano la tradizionale bidimensionalità dell’opera dipinta e appaiono quasi come sculture da parete.
Un percorso, il suo, di indubbia originalità, a cominciare dalla scelta dei materiali: primo fra tutti l’acciaio, che diviene velocemente l’elemento più caratterizzante della sua produzione. Solo apparentemente grigio e freddo, infatti, questo elemento viene utilizzato dall’artista per la sua capacità di riflettere la luce circostante, generando una preziosa luminosità, come supporto per un complesso lavoro di composizione che abbina tecniche più o meno tradizionali e materiali diversi, sia raccolti in natura o prelevati dal loro uso quotidiano, che di riciclo, come la plastica colorata delle bottiglie, che viene trattata, pressata e sovrapposta per effetti di cangiante trasparenza.
Anche se le soluzioni convergono verso un linguaggio che ammicca all’informale e all’astratto, il principale motivo di ispirazione dell’autore è, come si diceva, la natura, intesa, nella sua complessità, quale metafora della vita stessa, che ne contiene le forme, i movimenti, le armonie, le dissonanze, le ombre, le luci, i tempi, i cicli, le emozioni e le sensazioni.
L’obiettivo principale di Elio Uberti ci pare quello di creare una sorta di enciclopedia visiva che, pur nella semplicità dell’evocazione estetica volta principalmente a generare sensazioni positive, riesce anche a suscitare riflessioni profonde, che stemperano i grandi concetti filosofici ed esistenziali in una prospettiva essenzialmente emotiva, orientata comunque a illustrare e in qualche modo a penetrare il grande mistero della vita umana, di cui probabilmente solo l’arte vera può essere testimone attendibile.
Grazie a spiccate doti di rapidità e facilità del segno e all’innato gusto cromatico, Uberti realizza, anche su supporti di fortuna come le pagine di vecchi giornali, bozzetti di sorprendente freschezza e forza sintetica per le sue complesse strutture polimateriche, che svelano la forza di quell’“intelligenza del fare” e di quella “sapienza della mano” provenienti da una visione della pratica artistica come pratica prima di tutto artigiana. Una raffinata e puntigliosa perizia tecnica, che si basa su un rapporto di stretta conoscenza con i materiali, con le loro qualità intrinseche, con gli strumenti e i metodi di lavorazione attraverso i quali anche il progetto più complesso può essere portato alla luce, si fonde in lui ad un’indole di intelligente curiosità sperimentativa.
Il mondo che lo circonda non è altro che un grande meraviglioso serbatoio da cui attingere un’infinità di stimoli, sia visivi che simbolici: elementi naturali cercati o semplicemente trovati, raccolti in luoghi diversi, come foglie, pietre, legni, semi, con le loro speciali consistenze e geometrie perfette; oppure tessuti preziosi, dalle trame raffinate e dai disegni più elaborati, rinvenuti in scrigni della memoria fra le mura domestiche, o stoffe povere e grezze, come la juta, così densa di rimandi simbolici per l’uso antico di materiale destinato a conservare, contenere, proteggere, far respirare. Ogni elemento trova poi una collocazione di identica dignità all’interno di opere in cui Uberti utilizza i colori, la luce, i riflessi, le trasparenze, le forme in una ricerca costante di armonie cromatiche e geometriche, sviluppando una poetica che si sofferma in uno spazio in bilico fra la materia e il vuoto, fra la luce e l’ombra, fra il piccolo e il grande, tra il fisico e lo spirituale. Opere che a volte sembrano palpitare di una vitalità organica e in cui ci pare risuonino gli echi più remoti e persistenti di un senso panico della bellezza che ha radici in un tempo insieme vicinissimo e lontanissimo. In cui il presente e il passato si fondono e generano una dimensione sospesa dove è possibile sostare in silenzio, per ascoltare, attraverso il rumore di fondo di una natura che si manifesta nella sua più misteriosa grandezza, anche se stessi.
giugno 2017
Elio Uberti. Steel
Giovanna Galli
Elio Uberti begins his artistic season, as he was not to much young; his approach to the artistic scene look it us as a turning point, when something ends and something has just begun. A sincere vocation and his sincere interest in trying something new, led him through a long training among the domestic walls and on his sparetime. On the other end he has begun a new path with the consciousness that he would have begun a new adventure and he could have had the possibility to share his expressing tension with his pubblic. He always had had this tension, but he never could have explained it before. By the way he has begun the speeh with his followers, not bu inponing it but by, coragiously, suggesting a dialogue. His goal has been to open a comunicative channel with his artistic project. At this point it has reached a first step of development, so that the works of the artist were exposed for the first time by the institutional, prestigious expositional site of AAB (associazione artisti bresciani).
AAB is a citizen historycal institution grounded in 1957. By the headquarter of this association, which is placed in Gramsci street, he attended a course of drawning; than in 2011 Elio Uberti has become a member of this association and in this “club” he has found the right place, where to grow up in his formation as far as the improving in many sort of arts, like drawing and oil painting,drawing and engravings under the vlead of Enrico Schinetti.
Before the modern time,he spent his life by following an old clichè, where the artisic talent were appreciated and awarded among the desk at school, but art is something expensive as far as the cost of the material is concerned, and he had to find something more safe under the economical and professional way. Most of his adult years he spent by building up a carrier, solid social position and a family ran ana ran,but in the bottom of his heart,the passion for the heart has survived. Only in the current days, he can show it us. He makes it in an original way,because his goal is to let himimmediately recognisable and in an autonomous place. He use an original language and he takes expiration from the nature. His idea of nature is not traditional; spaces follow a new sense of geometry, a mental one and he make a rebuilding of spaces, volumes, colours and the sense self of the nature. His works look unusual, sometimes they are disorienting and they look like tridimensional, instead of bidimensional, such as they are wall works.
His originality you can find in the usage of the materials he chooses for his works: the main one is the steel. Only by a first look, it appears grey and cold, but it is used by the artist, because it brings a precious brightness,it reflects the light from the world around and it becomes the base of the artist . At this point he uses the steel as the supporting material for works ralised by using different tecnics and materials. Those materials come from the everyday life and they are for example coloured plastic of the bottles, which is pressed and overlayed to have effect of iridiscent transparency.
At the very beginning it can seem that the author uses an informal and abstract style, but on realty his main goal is to show the complexity of nature, a sort of methaphora of the modern life, which conteins forms,movements, armonies and dissonances,shadows and lights,times, cycles, emotions and feelings.
It looks like that Elio Uberti wants to create a sort of visual enciclopedy, which can broadcast positive immagines, but it can also suggest deep reflections as far as philosophical main concepts and human existance are concerned. The emotional perspective is only the main goal: the show and the penetration in the mistery of human life. He’ s supposed that only the true art is the most reliable witness.
Thanks to the characteristic of his graphic sign, which is quick and easy and also to the innate chromatic taste, he realises sketches of surprising freshness and synthetic strength by using unusual material like pages of old newspapers, which he had chosen by chance. They really interesting for the complex structures made by different matters and they reveal the strenght of the two main characteristics of handicraft: being genial and manual.
It’s so because of a view of art as a handycraft science. He can realise his works, thanks to his fine and meticolousous thecnical skills.These are based on a reletionship of deep consciousness of the materials, their intrinsical quality, instruments and working methods. Even the most complex project an be done, thanks to his inventivness and the voluntary to create something really innovative. He finds new visual and symbolic stimuli from the real world, which it has been seen such a big, wonderful shallow.
These stimuli can from by natural items like leaves, stones, woods, seeds, that show spacial consistence and perfect geometrical drawings. These items he can find by chance or they can be searched by the artist. Other times the stimuly are searched among precious tissues. They have fine motives and high elaborated drawings. These tissues he finds in his remembrance of the youth among domestic walls.They can also be poor and raw tissues like juta. Juta is a very symbolic tissue because of the old usage of this material, which goal si to conserve, contain, protect, let breath, what there’s inside,
Each element can find its exact placement and dignity in the Uberti’s works, thanks to the usage of colours, the light, reflections, transparencies and forms. The artist look for the perfect armony among geometry and colour and hr broadcast a sort of poetics, which is a space among material and vacuum, light and shadows, small and big, phisic and spiritual dimensions. The works can have a proper life and ring out of remote echos but also persistent of a sense immense beauty. This beauty has its roots in a remote and present times. Past and present mix and generate a suspended dimension, where you can stay in silence to hear the deep rumor of nature and, at least themselves.
June 2017